Cure palliative: cosa porto a casa oggi?

diario di bordo

 

Diario di bordo
Mercoledì 29 Gennaio 2014
ore 21:47

“Una bella famiglia.”

Me lo sono detto proprio oggi appena uscito da una casa e da una situazione molto difficile :“che bella famiglia”. Il che non vuol dire che siano tutti fotomodelli ma che ci sia semplicemente (mai darlo per scontato) tanta bellezza nel cuore, ovvero tanto amore. La famiglia per me è chi ti sta vicino, è chi ti vuole bene, è chi ti accompagna sino alla fine con amore e presenza. Non sono i legami di sangue a fare la differenza. Spesso mi scontro con figli assolutamente assenti o, viceversa, genitori altrettanto distaccati (moralmente e fisicamente) dalla malattia di un proprio caro. Può sembrare assurdo ma la normalità dell’amore di una “famiglia” non è sempre, come si potrebbe pensare, la quotidianità all’interno delle mura domestiche. Anzi, quanta solitudine e quanto abbandono nonostante ci sia tanta gente in casa con la quale è solo il DNA a creare un legame che diventa invisibile e inutile se non c’è anche e soprattutto l’amore. Ecco perché sostengo che la solitudine è malattia nella malattia e che una “bella famiglia” spesso è composta da un compagno, una compagna, da vicini di casa, volontari e da amici.
Poco importa, poiché niente è sprecato se fatto con amore. 

Cristian