Coraggio e Paura: il mio libro.

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“Coraggio e Paura” , attraverso i suoi dieci racconti, vuole essere la testimonianza , mediante  vicende realmente accadute e tratte dal mio quotidiano lavorativo, di storie di vita e di fine vita dalle varie sfaccettature. Occupandomi di cure palliative domiciliari ho pensato di far emergere il vissuto, le emozioni, le contraddizioni – il coraggio e la paura – di ogni personaggio e del contesto nel quale si trova ad affrontare la morte. Non è un libro tecnico, ne tantomeno infermieristico. Racconto emozioni, abbracci, lacrime e sorrisi in un momento della vita che a molti ancora spaventa eccessivamente. Grazie a Maria e al suo coraggio, alla forza di Michele, al polpettone di mamma Carla e alle altre storie , vorrei far conoscere il vissuto, non sempre drammatico ma spesso buffo e divertente, di chi come loro si è avvicinato alla fine della vita in contesti differenti, con tonalità emozionali non sempre colorate esclusivamente di nero. Non è un libro solamente triste, la festa di Daniele poco prima di andarsene, ne è un esempio.

La prefazione è di Paolo Foschi, redattore al Corriere della Sera, dove si occupa di economia e politica. Ha lavorato all’Unità, al gruppo Espresso e in Mondadori. Ha pubblicato tre romanzi (Delitto alle Olimpiadi, Il Castigo di Attila, Il Killer delle maratone).

La copertina raffigura un Opera del Maestro Galavotti Gian Luca, pittore di crescente fama a livello nazionale e internazionale. Potete visitare il suo sito “chicchiderba” cliccando qui.

Edito dalla Casa Editrice Cinquemarzo il libro è in imminente uscita. Clicca sulle sezioni apposite nel menu del sito per sapere dove trovarlo e come acquistarlo.

Cristian

Oncologia: quel monitor di troppo

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“Non mi ha nemmeno guardata in faccia”.
Primo appuntamento oncologico. Ansie, paure, sudore, il pensiero di una nuova compagna di nome Morte già a braccetto con te.
“Non mi ha nemmeno guardata in faccia”.
Così ha inizio il nostro incontro. P. é arrabbiata, delusa, allibita e tanto spaventata. Il suo primo impatto con quel mondo che potrebbe darle qualche speranza non é stato certo dei migliori sotto il profilo umano.
Una piccola protuberanza sul ginocchio destro, una biopsia, una sentenza.
“Non mi ha nemmeno guardata in faccia”.
Continua a ripetere P., una sorta di maledetto mantra che oscura tutto quello che di buono é potuto scaturire da quella prima visita: una chemioterapia efficace e buoni risultati in termini di prognosi. Niente. Quel monitor, quel muro tra medico e paziente, quel distacco freddo, insipido, volgare e gratuitamente schifoso. P. si é sentita organo, cancro da curare e non persona. Una tastiera e un monitor a riparare le lacune di empatia di un medico evidentemente troppo concentrato a vincere il male, dimenticandosi completamente che quella vittoria la si può e la si deve portare a termine CON il paziente che hai di fronte che a te si affida e, in quel preciso istante, ti vede come unico salvatore.
“Non mi ha nemmeno guardata in faccia”
Tecnicamente perfetto. Orario dell’appuntamento centrato al minuto. Stampa di una relazione senza un minimo errore ortografico o di battitura. Ma quegli occhi mai alzati, quel capo chino, quella voce così standardizzata da risultare a tratti poco umana, non possono e non potranno mai guarire P.
Poiché P., anche se ha solo 19 anni, la sua scelta l’ha già fatta. Se dovrà essere vittoria sarà da qualche altra parte con qualche altro medico, magari meno preciso, con la stampante che non funziona e un referto scritto a mano, ma con in mano l’arma più potente di qualsiasi farmaco: l’umanità.
P. ha sfogato tutta la sua rabbia e la sua forza dei suoi 19 anni. Dopo di lei, in quel freddo ambulatorio, sarebbero entrati una coppia di anziani. Già vedo quegli occhi e quel capo chino. Ed é solo tristezza.
Cristian