Coraggio e Paura solidale.

**** Aggiornamento gennaio 2018 ****

Come sapete tutto il ricavato delle vendite del mio libro andrà per scopi benefici. Brevemente vi riassumo quello fatto sino ad ora, non per sentirmi dire bravo ma per diffondere sempre di più il mio libro, quindi le cure palliative e di conseguenza aiutare chi sta peggio di noi:

– Contributo allo spettacolo “Tre donne in cerca di guai” tenutosi l’8 Marzo 2015 al Teatro Serassi di Villa D’Almé (Bg) per aiutare l’Associazione Volontari di Treviolo. (Grazie ad Alberto Cellerino, Iva Zanicchi, Corinne Clery e Barbara Bouchet)

– Collaborazione con la mostra “Zona Rossa” per il progetto Malawi che si terrà sino a Gennaio 2016 a Concordia Sulla Secchia (Modena). Ringrazio i veri protagonisti dell’evento : il Pittore Gian Luca Galavotti e il Fotografo Euro Barelli di Fotostudio Immagini.

Adozione di 4 (sino ad ora) bambini a distanza tramite Action Aid – aggiornamento a gennaio 2018

Collaborazione con AISLA per la quale ringrazio la sensibilità e la disponibilità dell’artista Ron

– Attività tramite CharityStars (clicca per info)

– Sostegno all’Associazione Luca Coscioni

Associazione Libera Uscita (clicca per info)

– Sostegno all’Associazione per Eluana Englaro

– Sostegno all’associazione Amici di Lollo (grazie al sorriso di Emma)

– Sostegno all’associazione NAD “No al Dolore”

– e tutto ciò che mi potrà stuzzicare in futuro…

Grazie!

Cristian

 

 

 

 

Quel dolore inutile.

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Premetto, come ho già fatto molte volte, che il dolore di per se per me, é un termine molto riduttivo. Preferisco parlare di sofferenza, sia essa fisica,esistenziale, psichica o anche, perché no, organizzativa. Già, spesso senza che nemmeno ci facciamo caso ( o ancor peggio senza che i sanitari accolgano tale sintomo) subiamo della sofferenza gratuita. So di essere vagamente polemico, mi piace esserlo poiché ritengo che si debba sempre partire dal problema e non dal quanto siamo bravi. É di oggi la vicenda di una mia paziente che si reca in una grande struttura ospedaliera, certificata oltretutto come “Ospedale senza dolore” (sorrido amaramente). La suddetta deve sottoporsi ad un ciclo di medicazioni complesse a seguito di un grosso intervento demolitivo addominale. Ne esce distrutta. Dal dolore, dal non ascolto, dal non fermarsi al suo gridare “basta”. Ne esce distrutta poiché le viene ricordato più volte che dopo un intervento così “importante” eseguito da altrettanto “importanti luminari” é NORMALE che le medicazioni siano dolorose. Vi ricordo che siamo all’interno di una struttura che si certifica come Ospedale senza dolore. Mi chiedo: é mai possibile che nessuno pensi che basterebbe una terapia pre-medicazione per ridurre questa sofferenza? É mai possibile che un operatore sanitario si senta “stato capace di ascoltare il dolore” solo perché alla fine della manovra la macchina burocratica dell’Ospedale senza dolore chieda a lui di barrare un numero da 0 a 10 (scala valutazione dolore) ? Quanto siamo consapevoli della sofferenza inutile che dispensiamo ogni giorno, ripeto senza arrivare a parlare di patologie oncologiche (per fortuna ora abbastanza protette)?. É tutto il resto che mi spaventa. É la paura che proverà questa signora alla prossima medicazione. É il non ascolto. E quindi non venitemi a parlare di Ospedale senza dolore, che spesso assume a mio avviso uno slogan che serve a qualcuno per riempirsi la bocca e per dire, ancora, quanto siamo bravi. Certo. Chiedetelo a chi oggi ha subito l’Ospedale senza dolore quanto siamo bravi. E come sempre, chi non si sa difendere poiché pensa di essere in una condizione di inferiorità di fronte a camici bianchi di un certo livello, subisce.  Come diceva qualcuno, io non ci sto!

Cristian