Negare il Diritto ad accedere alle Cure Palliative e alla Terapia del Dolore. 2018. Lombardia. Italia.

 

Immagine tratta dal web

Negare il DIRITTO ad accedere alle Cure Palliative e alla terapia del dolore. Nel 2018. In Lombardia.

Mi sono ripromesso di non stare più zitto. Anche se fosse solo un caso (ma purtroppo sono tanti ancora oggi) non é ammissibile in un Paese Civile (?) che esistano ancora così tanti pregiudizi legati all’ignoranza e alla presunzione di alcuni operatori sanitari. (il paziente é mio e me lo gestisco io)

Il DIRITTO di morire dignitosamente attraverso l’accesso a tutti i cittadini alla terapia del dolore é sacrosanto ed é, oltre che insito nel Codice di Deontologia medica e infermieristica, dettato dalla legge 38/2010.

Un essere umano alla fine della vita deve essere protetto, accompagnato, accudito laddove qualsiasi sintomo di sofferenza (fisica e non) mini il percorso verso la morte. É nostro dovere morale, etico e professionale. Anche la famiglia va accudita e accompagnata in questo percorso. É chiaro che di fronte ad un proprio caro che ci sta lasciando oltre al dolore, esistono anche paura, timori, ansie…

Abbiamo la fortuna, dove svolgo la mia professione, di avere una vera e propria Rete capillare e attiva 7/7 h24 per le cure palliative domiciliari, grazie all’impegno in questi anni dell’ATS, della Regione e di tutti gli operatori coinvolti che, permettetemi di dirlo, hanno dato e continuano a dare moltissimo nella loro quotidianità .

Arrivo al dunque. Di fronte ad una famiglia tanto spaventata, fragile, é nostro dovere prendere per mano tutti i protagonisti ed essergli vicino non solo tecnicamente ma anche, e soprattutto, umanamente per condividere un percorso di certo difficile ma che va affrontato nell’esclusivo interesse del malato, che é colui che deve essere ascoltato, protetto e reso protagonista della propria situazione. Il nostro faro guida: l’autodeterminazione terapeutica, altro cardine fondamentale. Così come vanno valorizzate le competenze dei familiari, che devono essere aiutati e supportati al meglio.

La grande frustrazione e rabbia é quando tutto questo non ci é consentito (pur essendo presenti) poiché é tale l’ignoranza e il pregiudizio di qualche medico curante (chiedo venia, oggi si dice Medico di Assistenza Primaria), o di taluni sanitari ospedalieri e non i quali di fronte ad una diagnosi non certo favorevole “terrorizzano” e spaventano (senza alcuna logica etica, morale e scientifica) la famiglia. E basta veramente poco. Parole che pesano come macigni, dettate da ignoranza e anche (involontariamente) da cattiveria. Non cito ciò che é stato detto per rispetto di tutti quei medici (e per fortuna sono la maggior parte!) che pensano veramente al bene di una persona che si ritrova da un giorno all’altro la vita stravolta e che collaborano attivamente con l’equipe di cure palliative, attivandosi nel modo corretto.

Ripeto, mi sono ripromesso di non tacere più e soprattutto di segnalare a chi di competenza atteggiamenti che vanno oltre la mia umana comprensione e che danneggiano inevitabilmente un percorso con tanti obiettivi, soprattutto quello di garantire una morte dignitosa e (non meno importante) la costruzione di un rapporto di fiducia con la famiglia affinché la stessa si affidi per affrontare al meglio, insieme, un tratto di strada della vita così difficile ma che deve essere improntato ad evitare il più possibile sofferenza. Lo ripeteró sino alla noia che l’attivazione precoce delle cure palliative migliora di molto la qualità della vita del paziente e, cosa non meno importante, non lascia soli pazienti e famiglie in un vortice di dubbi, ansie, paure, perplessità… L’esserci é parte integrante del percorso di cura! 

Ci vorrebbe un altro post anche per ricordare tutte quelle persone affette da dolore cronico benigno, abbandonate a se stesse, non informate, non indirizzate alla terapia del dolore. Anni e anni di accessi in pronto soccorso, il solito antidolorifico in vena e via a casa. “Si rimanda al curante” é solito scrivere. E il ciclo si chiude. E l’incubo continua.

A margine ricordo anche a voi tutti che il Medico di Assistenza Primaria é già retribuito ogni qualvolta effettui una visita al vostro domicilio. Qualunque richiesta di denaro é inappropriata e passibile di denuncia alle autorità competenti. (Il paziente é mio e me lo gestisco io… Se la matematica non é un opinione…). Passo. Ma non chiudo.

Cristian Riva