Una bella intervista: Confluenze

Ringrazio la Dr.ssa Divina Lappano e tutta la Redazione della Rivista “Confluenze” per lo spazio dedicatomi attraverso questa preziosa intervista.

“Confluenze” é un quadrimestrale culturale che spazia dalla narrativa, alla medicina, alla filosofia,… direi per riassumere alla nostra essenza nel vivere il quotidiano. Ecco perché ho accolto con molto piacere la possibilità di poter raccontare e raccontarmi attraverso le sue preziose pagine in un’intervista di grande spessore umano.

Per poter acquistare la rivista basta cliccare sulla copertina qui sotto. Cliccando sulle immagini potete leggere il mio contributo ma vi invito calorosamente ad acquistare “Confluenze” poiché, come potete vedere dall’indice che vi ho messo dopo l’intervista, oltre al sottoscritto gli argomenti trattati sono davvero molto interessanti e di “grande respiro”. É bello ogni tanto potersi fermare ed aprire la mente verso nuovi orizzonti.

Grazie di nuovo.

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Clicca sulla copertina per acquistare la rivista

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Intervista 1

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Intervista 2

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Intervista 3

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Intervista 4

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Intervista 5

Qui sotto l’indice del quadrimestrale appena uscito:

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Indice quadrimestrale Confluenze

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Indice quadrimestrale Confluenze

 

IPASVI e dolore…

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Ringrazio personalmente la Presidente del Collegio IPASVI di Bergamo, Beatrice Mazzoleni, per l’invito come relatore a questa importante giornata formativa.

Mi scuso con i colleghi presenti e con i relatori se non mi sono potuto fermare sino alla fine per impegni lavorativi.

Per tutti i colleghi presenti che volessero le slide della mia relazione basta richiedermele via mail cliccando QUI.

Grazie a tutti e buon lavoro.

Cristian

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Il dolore più grande: il cambiamento.

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L’ho scritto spesso è mai mi stancherò di dirlo. Il dolore fisico é per convenzione il sintomo più temuto per chi affronta un percorso oncologico. Può esserlo benissimo, purtroppo, ove non esiste un adeguato servizio di cure palliative e terapia del dolore ma quando questa protezione esiste, credetemi, é proprio il dolore fisico che ci spaventa di meno poiché, salvo rari casi, anzi rarissimi, lo stesso viene ridotto a livelli accettabili o addirittura abolito.

Oggi voglio parlarvi del “dolore più grande”: il cambiamento. Pensate di essere in piena forma fisica e in piena autonomia sino a due o tre mesi prima del cambiamento. L’ho definito così poiché, nella vita di una persona che intraprende il percorso finale, la perdita di autonomia, anche nelle cose più semplici, é un dolore enorme. Scalini che diventano montagne, spostamenti di pochi metri che diventano chilometri, le gambe che non sono più le stesse, la forza che viene a mancare e, peggio del peggio, il dover dipendere da qualcun altro anche se si tratta di un tuo familiare. É un cambiamento abissale che ti porta a lottare, ad inveire, ad arrabbiarti con te stesso e con chi ti sta attorno, a chiederti perché? Molti miei pazienti sono contenti di non avere più dolore, vomito, tosse o comunque di riuscire a gestire tali sintomi quando compaiono. Ma come puoi gestire dentro te stesso un corpo che cambia, un corpo che non riconosci più, che arrivi a rifiutare poiché lo senti nemico. La stanchezza che prevale su tutto. La malattia che decide per te quando e cosa ti é possibile fare. Ecco questo per me é il cambiamento ed é il dolore più grande. É quella cosa che ti porta a dire ” non ce la faccio più “. E non ci sono parole che consolano, farmaci che ti aiutino (si utilizzano i cortisonici che possono anche dare una buona risposta, ma per quanto?). E allora che fare? Che dire? Io non ho una formula magica in tasca posso solo permettermi di suggerire che sono persone che non vanno lasciate sole, che vanno ascoltate, che il loro cambiamento va accolto quasi fosse anche un po’ il nostro cambiamento. Dovremmo essere noi, dovranno essere i familiari, gli amici, le persone vicine a misurare la giusta vicinanza. Una cosa é certa: possono esserci molti silenzi e molte risposte non date, ma la vicinanza e un abbraccio, spesso sono più terapeutici di qualsiasi medicina o terribile parola di circostanza.

Un abbraccio.

Cristian.

Rosanna Lambertucci: E sono corsa da te.

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“E sono corsa da te.”

Cinque parole. Un titolo che racchiude due anni di vita, di dolore, di speranze e di tanto amore. Quella corsa e, all’arrivo, la consapevolezza che nel corpo dell’uomo più importante nella vita di Rosanna Lambertucci qualcosa si era incrinato. Più di qualcosa. Quello sguardo pieno di paura e di perchè. E proprio da quella corsa tutto ha inizio. Un percorso lungo due anni, di nuovo insieme, nel dolore. Un percorso che Rosanna racconta parlando con Alberto, raccontando di Alberto, vivendo Alberto. La forza dell’amore che riempie questa donna di coraggio. Quel coraggio di tante donne, di tante storie, di tante famiglie che si trovano ad affrontare un percorso di malattia, insieme.
Un libro che consiglio a tutti poiché, forse con un po’ di presunzione, posso dire che é speculare al mio. Io ho raccontato storie vere. Rosanna ha avuto il coraggio di raccontare a tutti noi la sua storia. Per ultimo ma non meno importante la voglia di dire a tutti noi quanto siano importanti le cure di fine vita e le cure palliative domiciliari. Ed è anche per questo che ho amato da subito questo libro ed ho scoperto una Rosanna che non conoscevo ed è stata una bellissima sorpresa.
Ringrazio anche Rosanna per quella inaspettata e dolcissima telefonata.

Grazie!

Cristian