“Comitato articolo 32” : deposito firme.

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Non potevo di certo dalle pagine del mio blog non sottolineare il successo, che spero sia il trampolino di lancio verso l’attuazione della trascrizione sulla tessera sanitaria elettronica e/o sul fascicolo sanitario elettronico del proprio testamento biologico. Tutto questo é accaduto a Bologna, mercoledì 21 Ottobre, c/o la sede della Regione Emilia Romagna.

Il “Comitato articolo 32 per la libertà di cura” é composto da Arci, Anpi, Auser, Cgil Modena, Federconsumatori, Uaar, Udi, Universitá per la libera età Natalia Ginzburg e Associazione Libera Uscita della quale é presidente Maria Laura Cattinari. Proprio a Maria Laura che conosco e che so con quanto impegno sta portando avanti questa civilissima battaglia vanno i miei più sentiti complimenti ma soprattutto l’augurio che questo sia davvero un grande punto di partenza verso la vera libertà di scelta.

Grazie a tutti i componenti del Comitato Articolo 32 per il lavoro svolto, le firme raccolte sono quasi 4000, un risultato importante sia in termini di numeri che di contenuti. Nel mio piccolo sono onorato di aver partecipato a qualche iniziativa dell’Associazione Libera Uscita e rinnovo i miei ringraziamenti e i miei più sinceri complimenti alla Presidente Maria Laura Cattinari.

Avanti così, la libertà non é tale finché non saremmo liberi di accogliere a pieno proprio l’Articolo 32 della nostra Costituzione, che cito:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Grazie.

Cristian

Occhi di brace e artigli di ghiaccio

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Pochissime volte mi capita di volervi segnalare un libro ma Occhi di Brace e artigli di ghiaccio (Ed. Cinquemarzo)  di Gianluca Menichetti é un testo che merita. Per svariati motivi: in primis la storia di per se, a tratti surreale, ma molto concreta soprattutto conoscendo la storia dell’Autore, di Gianluca. La sua storia, la sua lotta é l’emblema del libro stesso. E ci invita a non mollare mai!

Non voglio svelare oltre vi invito ad acquistare il libro ed a  visitare la pagina Facebook del libro di Gianluca cliccando QUI.

Bravo Lupetto. Continua così!

Cristian

Coraggio e Paura con “Zona Rossa”

 

Coraggio e Paura é felice di poter essere presente ad una mostra così importante e viva. Onorato di aver scritto la prefazione del Catalogo della mostra stessa ma soprattutto parte delle vendite delle foto di Euro Barelli, dei quadri di Gian Luca Galavotti e anche del mio libro andranno a sostenere un importante progetto in Malawi.

Cosa é Zona Rossa?

ZONA ROSSA… fino al 15 gennaio 2016.
Nessuno di noi sapeva cosa fosse una ZONA ROSSA, ma dal maggio 2012 è una realtà quotidiana. Il dramma del terremoto in Emilia  non è archiviato perché i centri storici del “cratere” sono in gran parte tuttora inagibili e quindi, le attività commerciali non possono tornare nel loro luogo vitale. Conseguentemente, la popolazione fatica a frequentare i luoghi che per secoli sono stati i centri vitali delle nostre comunità.
Euro Barelli e Gianluca Galavotti vogliono con questa mostra risvegliare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla situazione post-sisma: reti rosse, sbarramenti, tubi innocenti, strutture di sicurezza, cartelli di pericolo, divieti d’accesso, ma fortunatamente anche cantieri, lavori in corso, ricostruzione.
Vi aspettiamo per una visita alle opere pittoriche e fotografiche che vogliono proporre il punto di vista dei due artisti che cercano di vedere il bello, presente anche in questa situazione transitoria… speriamo breve.

Per maggiori dettagli potete visitare il sito di Fotostudio Immagini o la Pagina Facebook di Gian Luca Galavotti (cliccate per aprire i collegamenti)

Qui il link dell’ Inaugurazione.

Clicca sull’immagine del mio canale YouTube per vedere un piccolo video proprio del Vernissage:

Grazie.

Cristian.

 

Il dolore più grande: il cambiamento.

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L’ho scritto spesso è mai mi stancherò di dirlo. Il dolore fisico é per convenzione il sintomo più temuto per chi affronta un percorso oncologico. Può esserlo benissimo, purtroppo, ove non esiste un adeguato servizio di cure palliative e terapia del dolore ma quando questa protezione esiste, credetemi, é proprio il dolore fisico che ci spaventa di meno poiché, salvo rari casi, anzi rarissimi, lo stesso viene ridotto a livelli accettabili o addirittura abolito.

Oggi voglio parlarvi del “dolore più grande”: il cambiamento. Pensate di essere in piena forma fisica e in piena autonomia sino a due o tre mesi prima del cambiamento. L’ho definito così poiché, nella vita di una persona che intraprende il percorso finale, la perdita di autonomia, anche nelle cose più semplici, é un dolore enorme. Scalini che diventano montagne, spostamenti di pochi metri che diventano chilometri, le gambe che non sono più le stesse, la forza che viene a mancare e, peggio del peggio, il dover dipendere da qualcun altro anche se si tratta di un tuo familiare. É un cambiamento abissale che ti porta a lottare, ad inveire, ad arrabbiarti con te stesso e con chi ti sta attorno, a chiederti perché? Molti miei pazienti sono contenti di non avere più dolore, vomito, tosse o comunque di riuscire a gestire tali sintomi quando compaiono. Ma come puoi gestire dentro te stesso un corpo che cambia, un corpo che non riconosci più, che arrivi a rifiutare poiché lo senti nemico. La stanchezza che prevale su tutto. La malattia che decide per te quando e cosa ti é possibile fare. Ecco questo per me é il cambiamento ed é il dolore più grande. É quella cosa che ti porta a dire ” non ce la faccio più “. E non ci sono parole che consolano, farmaci che ti aiutino (si utilizzano i cortisonici che possono anche dare una buona risposta, ma per quanto?). E allora che fare? Che dire? Io non ho una formula magica in tasca posso solo permettermi di suggerire che sono persone che non vanno lasciate sole, che vanno ascoltate, che il loro cambiamento va accolto quasi fosse anche un po’ il nostro cambiamento. Dovremmo essere noi, dovranno essere i familiari, gli amici, le persone vicine a misurare la giusta vicinanza. Una cosa é certa: possono esserci molti silenzi e molte risposte non date, ma la vicinanza e un abbraccio, spesso sono più terapeutici di qualsiasi medicina o terribile parola di circostanza.

Un abbraccio.

Cristian.